25 Settembre 2022/ Anno C
Am 6 1.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31
Se domenica scorsa la liturgia ci ha fatto sostare sul tema del retto uso dei beni, oggi con la celebre parabola del Ricco e del povero Lazzaro, ci mostra i rischi che corre chi si fida di mammona!
Anche questa è una parabola per certi versi strana; per lo meno ha qualcosa di insolito…se domenica scorsa nella parabola dell’Amministratore disonesto c’era il fatto strano di una figura esemplare per nulla “esemplare”, qui lo strano è che uno dei protagonisti della parabola ha un nome! Mai, infatti, nelle parabole ci sono personaggi con dei nomi propri, tutt’al più delle qualifiche sociali, lavorative o di relazioni familiari: un sacerdote, un contadino, un locandiere, un pastore, un padrone, un re, dei creditori, dei servi, un amministratore, un padre, un figlio, un ricco…qui no, qui c’è un povero che si chiama Lazzaro (in ebraico Eleàzar che significa “Dio aiuta”!); il povero ha un nome, il ricco no; anzi su questo punto c’è da dire una curiosità interessante: nella tradizione copta questo ricco ha un nome terribile, Neues che significa “nessuno” (secondo alcuni sarebbe una deformazione della parola latina dives che significa “ricco”); insomma il povero ha un nome, il ricco è nessuno!
Tutto questo non ci deve meravigliare in Luca; è la logica del Magnificat che Luca ci ha consegnato all’inizio del suo libro: «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1,52-53). Ed eccolo qui il Magnificat…l’evangelista, possiamo dire, lo mette “in scena” con questo racconto di Gesù.
Un povero viene innalzato ed un ricco abbassato; il ricco si è fidato di mammona e mammona l’ha accecato. Non si è mai accorto di Lazzaro alla sua porta? Perfino i cani si erano accorti di lui e lo soccorrevano (scrive Luca che gli leccavano le piaghe) … lui, il ricco, no! Troppo preso dall’ubriacatura di mammona, di quell’ingiusta ricchezza di cui Gesù parlava qualche rigo più sopra (cf. Lc 16,9). Lazzaro aveva una sola piccola speranza per vivere: nutrirsi con il pane che il ricco gettava dopo essersi pulite le dita sporche di cibo; il ricco è vestito di porpora e bisso, tessuti preziosissimi, Lazzaro è lì nudo e bisognoso.
Per il ricco, come per ogni uomo, viene il tempo in cui gli è tolta l’amministrazione, come si diceva dell’evangelo di domenica scorsa (cf. Lc 16,4) … gli è tolta la vita, il tempo cioè in cui poteva amministrare i suoi beni saggiamente, facendosi amici che potessero accoglierlo nelle dimore eterne (cf. Lc 16,9). La vita è finita; Lazzaro poteva essere un suo amico ed invece non è stato così; ora anche Lazzaro muore e Luca ci dice che gli angeli lo portano nel seno di Abramo…della morte del ricco Luca dice semplicemente che fu sepolto e che dalla tomba scende nell’inferno del tormento.
Quale questo tormento? Quello di essere stato ingannato dalla ricchezza: è nessuno! Tutto quello che, nel suo stolto delirio, pensava dovesse durare per sempre, è finito; finito il danaro, i banchetti, i piaceri, le belle vesti, le relazioni con i potenti…mammona l’ha lasciato nel non-senso! In questa condizione, finalmente, vede Lazzaro…vede colui che per tutto il tempo della sua vita non aveva mai visto; vorrebbe essere raggiunto da Lazzaro, da colui che nella sua vita non aveva mai raggiunto se non con quelle molliche gettate ai cani…ora vorrebbe che Lazzaro lo servisse! Davvero chi si è lasciato sedurre ed ingannare da mammona è “inguaribile”! Il ricco ancora pensa solo a sé, alla sua sete; tutt’al più pensa a quelli della sua casa…
Il problema di questo ricco, come di tutti quelli che si affidano a mammona, che dicono amen insensati a ciò di cui non ci si può fidare, è non aver capito nulla dell’Alleanza … qui entra questo tema per Luca importantissimo; chi nulla ha compreso dell’Alleanza, che chiede di continuo l’accoglienza del fratello ed il servizio dei poveri, come potrà cogliere il culmine dell’Alleanza che è il Risorto dai morti? Luca qui ci fa fare un “salto” sottilissimo che ci porta all’oggi della Chiesa in cui vivono dei credenti nel mistero pasquale di Gesù, in cui vivono dei credenti nella Risurrezione; per Luca è chiaro che non può credere davvero nella Risurrezione chi ignora l’Alleanza e le sue esigenze; la finale della parabola è, in tal senso, molto intrigante: al ricco, che chiede che un Lazzaro redivivo vada ad avvertire i suoi fratelli di non fare l’errore che lui ha fatto, Abramo, il padre del popolo dell’Alleanza e delle Benedizioni, dice che essi hanno già chi li avverte: Mosè ed i Profeti, cioè le Scritture custodi dell’Alleanza. Se non ascoltano le Scritture non potranno neanche essere convinti da una risurrezione!
È così! La stessa risurrezione di Gesù, culmine e compimento dell’Alleanza, richiede, per essere accolta, il ripercorrere la Legge e i Profeti; Gesù stesso, nell’ultimo capitolo dell’Evangelo di Luca, spiegherà le Scritture perché prima i due di Emmaus (cfr.Lc 24,27) e poi gli Undici (cfrù. Lc 24,44) possano cogliere la verità profonda della risurrezione!
Per Luca allora è chiaro: si fida di mammona chi non si è fidato dell’Alleanza!
Abramo non rimprovera il ricco che lo supplica dalle profondità dell’inferno, semplicemente gli dice che tra il grembo di Abramo e la fiamma degli inferi c’è impossibilità di comunicazione. Questo perché l’abisso che esiste tra i due mondi l’ha creato lo stesso ricco, ora “nessuno” … Ha creato quell’abisso con la sua cecità, con la sua sordità, con la sua voracità incurante della fame del povero; l’ha creata con la sua dimenticanza di quell’Alleanza che chiedeva “amore e giustizia” (cf., per esempio, Es 22,20-26 o Is 10,1-2!) … tra il grembo di Abramo ed il fuoco degli inferi c’è la storia, la vita di ciascuno (il tempo dell’amministrazione!) in cui ciascuno può ascoltare Mosè ed i Profeti e, ascoltando loro, potrà entrare nella Nuova Alleanza in cui il Risorto dai morti rende ragione a tutti i poveri e i crocefissi della storia, a tutti i Lazzaro colmi di dolori ed intrisi di lacrime che nessuno vede, dolori e lacrime causati dall’ iniqua ricchezza di chi, chiamati ad essere loro fratelli ed amici, si sono fatti invece per la loro cieca avidità ed incuranza, loro spietati carnefici.
Il ricco è uno di questi carnefici senza pietà…il racconto di Gesù grida un rischio grande che possono correre anche i discepoli del Regno se si adagiano sulle loro sicurezze ed iniziano a dire degli amen a chi non merita nessun amen.
È accaduto ed accade nella storia della Chiesa ed il rischio è tremendo! Gesù è venuto a chiedere agli uomini di colmare gli abissi e non di scavarli creando fossati invalicabili. Lui è venuto a fare perfettamente il contrario gettando un ponte di misericordia tra noi poveri e peccatori e Dio ricco di misericordia e di santità.
P. Fabrizio Cristarella Orestano