Is
35,1-6a. 8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
La domenica Gaudete, domenica di gioia, ha al suo cuore un passo evangelico che pare iniziare in un terreno lontanissimo da ogni possibile gioia; è un carcere il terreno da cui parte il testo di Matteo di questa domenica di gioia! E non solo … il terreno di questa domenica è disseminato di domande … domande che umilmente chiedono e domande che vogliono provocare risposte e luoghi di gioia e di speranza grande.
Che bello il Battista! Un profeta forte che si fa debole, un profeta che qui sa trasformare la sua profezia che asserisce in una profezia che domanda! Sì, percè Giovanni resta profeta anche nel suo dubbio e nel suo domandare!
Che bello il Battista! Nato per essere profeta (cfr Lc 1, 76), cioè “bocca di Dio”, che parla per Dio, qui ha il coraggio umile di farsi “bocca dei poveri più poveri”: di quelli che non possono e non sanno fare altro che domandare perché sanno di non avere in sé alcuna risposta e tutto attendono da un Altro!
Se ci pensiamo bene, un vero profeta non può essere che questo: uno che non cede davanti alla tentazione più grande dell’uomo che è quella di volersi fidare solo delle proprie certezze e vedute; qui Giovanni giganteggia nel suo carcere proprio perché ha il coraggio del dubbio, della domanda, della fede inquieta, della fede che non la finisce di interrogarsi e interrogare, di andare alle sorgenti … Giovanni giganteggia perché non riduce Dio e il suo Messia né alle sue vedute, né alle sue attese!
Questo evangelo di oggi è pieno di domande perché è la nostra vita di uomini ad essere piena di domande! Anche la nostra vita di credenti!
Spesso si è ridotta la fede ad una riserva di risposte ben confezionate o preconfezionate … si è dimenticata una cosa importantissima, che la Scrittura non è un libro di risposte ma di domande, troppo spesso si è messo il bavaglio ai cristiani gridandogli con arroganza o insinuando nel loro cuore che è empio fare domande, che i “perché?” e i “per come?” a Dio non si dicono! Sempre più mi convinco che invece è proprio questo atteggiamento di spegnimento delle domande sulle labbra degli uomini, la grande empietà!
A Dio le domande si fanno! Maria di Nazareth ha domandato quando ha chiesto “come avverrà visto che non conosco uomo?” (Lc 1,34), ha chiesto Gesù e fino alla fine quando è morto in croce con una domanda per altro inevasa sulle labbra dicendo “perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46), ha chiesto il Battista nel passo odierno dell’Evangelo; e nella Prima Alleanza c’è Giobbe che è uomo di domande, che è chiamato giusto da Dio proprio perché fa domande (Gb 42,7-8).
Perché questa è domenica di gioia? Credo che sia la gioia all’orizzonte di questa liturgia proprio a causa delle domande, più per il domandare che per le risposte. Credo, infatti, che la gioia di cui oggi parliamo non sia derivante solo dalla risposta straordinaria e bellissima che Gesù dà per Giovanni perché gli riferiscano in carcere i segni messianici che egli sta compiendo, secondo le Scritture (e lo sentiamo questa domenica nell’oracolo di Isaia che è la prima lettura) per i ciechi, per i sordi, per gli zoppi, per i poveri; una risposta delicata che crea gioia e lascia libertà! Un risposta che non impone ma domanda di leggere la realtà, una risposta semplice che non rimprovera Giovanni per la sua domanda e il suo dubbio (certi pii uomini religiosi avrebbero subito rimproverato duramente Giovanni dicendo: “come ti permetti di dubitare? Come osi domandare? Certe cose non si dicono e neanche si pensano!”).
La riserva di gioia che questa domenica ci consegna certo è anche qui ma credo che sia principalmente proprio nel fatto che noi discepoli di Cristo abbiamo a chi fare le domande! Possiamo porre le nostre domande a Dio e al suo Cristo! Ma vi pare cosa da poco avere a chi porre le domande? Quanti le gridano al nulla, al vuoto, verso un cielo plumbeo e serrato! La gioia è proprio nel fatto di avere un Interlocutore in cui deporre le nostre domande; un Interlocutore da cui lasciarsi fare altre domande! La gioia, allora, non è tanto nelle risposte (a volte il Signore non le dà o non le dà tutte!) ma nel fatto che davanti a noi c’è Uno di cui possiamo fidarci e a cui possiamo consegnare le nostre domande. Davanti a noi c’è un Veniente che custodisce le nostre domande e che verrà per asciugare i nostri pianti, a sanare le nostre ferite e ad essere risposta Lui stesso alle domande ed alla grande domanda di senso di tutto!
Ecco la domenica della gioia!
Che banalità quando si dice che questa domenica è di gioia perché il Natale si avvicina! Che depauperamento! Che svilimento!
L’aurora che è vicina (ecco il colore rosaceo dei paramenti liturgici!) non è quella del 25 dicembre! Per la carità! È invece l’aurora del giorno beato del suo ritorno in cui tutte le domande troveranno esito e luce e in cui, forse, tante domande, anche quelle che più ci angosciano, non avranno più senso o importanza.
Nel “frattempo” che ancora abitiamo continuiamo pure a chiedere ma a Cristo Signore, continuiamo a lasciarci mettere in questione da Lui che ci fa ulteriori domande sul nostro vivere quotidiano e sul nostro modo di vedere la storia: Che siete andati a vedere nel deserto? Cioè: “Avete colto il segno che la profezia voleva consegnarvi? O siete rimasti, diversamente da Giovanni, ancorati alle vostre certezze imprigionanti?”.
E allora esultiamo davvero di gioia perché questa storia magnificamente colma di domande che ci mettono in moto e ci fanno appassionati cercatori di Dio (“vita e gioia ai cercatori di Dio” canta il Salmo 69,33!), non ha su di sé un cielo chiuso! Ha su di sé un cielo aperto perché Lui, Gesù, è alle porte e viene e quando verrà avrà nelle mani il carico delle nostre domande che avranno riposta dal suo volto radioso di fratello e Signore!
P. Fabrizio Cristarella Orestano