20 Febbraio 2022/ Anno C
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15 45-49; Lc 6,27-38
La proposta di Gesù nell’evangelo di questa domenica è di un peso rivoluzionario assoluto!
Nessuno mai si è posto a un confine così impensabile e lontano dal sentire del mondo, dal comune buon senso! Se l’amore è la richiesta essenziale che Gesù fa ai suoi discepoli, e lo fa con tutte le sue parole e con tutte le sue scelte di vita, qui si arriva all’impensabile: l’amore per il nemico, un amore che non è solo un vago sentimento di condiscendente benevolenza, ma che si concretizza in due cose precise: fargli del bene (concretissimo!) e pregare per lui!
Questa inflessibile esigenza di Gesù è stata certo la più disattesa di tutto l’Evangelo! Incredibilmente, infatti, anche la Chiesa, da un certo momento in poi, ha avuto la terribile tendenza addirittura di crearsi dei nemici, oltre quelli veri e reali che ha sempre avuti (e questi, in verità, molto spesso erano più dentro che fuori; e anche oggi è così!). Nemici da combattere e annientare! Magari elevando contro di loro la croce!
Che tradimento!
San Giovanni XXIII, con il suo grande spirito profetico, disse: «Se molti sono i nemici della Chiesa, la Chiesa non ha nemici!». Non ha nemici perché dovremmo saper dire e voler dire che è impossibile ai discepoli di Cristo, il Messia crocefisso, vivere e alimentare l’odio per il nemico!
La richiesta di Gesù spezza ogni logica di pretesa giustizia umana; l’uomo, infatti, da sempre ha cercato la difesa dal nemico, l’ha cercata perché glielo chiedeva il suo istinto di conservazione… odiare il nemico, potremmo dire, è una legge naturale che serve alla difesa della vita personale e comunitaria! Ecco, dunque, che la richiesta di Gesù va in una direzione assolutamente nuova e direi “innaturale”, è davvero una richiesta compromettente e pericolosa!
Già il racconto del Primo libro di Samuele, che in questa domenica costituisce la prima lettura, ci presenta David che non fa del male a Saul che si è fatto suo nemico per paura ed invidia! A Saul che si trova in sua balia, David, che lo sorprende nel sonno, non fa del male, non lo uccide, come “saggiamente” gli consiglia il suo compagno Abisai; sceglie la via della non-violenza, diremmo noi oggi… prende la lancia e la brocca di Saul, che erano accanto al re addormentato e, giunto a distanza, lo chiama e gliele mostra. David spera che questa scelta di rifiuto della violenza scuota Saul dai suoi propositi di ucciderlo… siamo però, lo si capisce bene, ancora molto lontani dalle parole di Gesù; per David tutto scaturisce da una strategia e da un senso di profondo rispetto per il re che è pur sempre un consacrato del Signore.
Gesù, invece, chiede di amare il nemico; a David Gesù chiederebbe non solo di risparmiare la vita di Saul, ma di amarlo, di fargli del bene, di pregare per lui, di rischiare di essere ucciso pur di non fargli del male.
La Prima Alleanza, per moderare la violenza e la vendetta, aveva imposto la cosiddetta legge del taglione, «occhio per occhio, dente per dente» (Es 21,24; Lev 24,20; Dt 19,21). Il taglione introduce il senso della proporzione: ciascuno va punito in rapporto alla quantità di male che ha fatto, non di più! In fondo la legge del taglione è applicata ancora oggi dalla giustizia moderna che ha commutato le pene o in multe o in carcere (ove addirittura non permanga l’orribile e vergognosa pratica della pena di morte!) … ancora un passo avanti, ma siamo ancora lontani da Gesù e dalla sua parola! Il taglione è rozzo a qualsiasi livello lo si pratichi; Martin Luther King amava dire: «La vecchia legge dell’“occhio per occhio” creerà solo un mondo di ciechi!». Ugualmente dovremmo avere il coraggio di chiederci se togliere la libertà a un colpevole lo emendi, lo aiuti o lo faccia diventare ancor più disumano, una belva in gabbia che monta nella rabbia e nell’odio per tutti e per tutto! È una grande domanda che però oggi alcuni cominciano ad avere la forza di farsi… Lev Tolstoj scriveva: «Come non si può asciugare l’acqua con l’acqua e non si può spegnere il fuoco con il fuoco, così non si combatte il male con il male!».
A una cosa così estrema come l’amore per il nemico, Gesù aggiunge anche altre scelte di relazione con gli altri che sono assolutamente “repellenti” all’uomo e ai suoi istinti: porgere l’altra guancia, dare pure la tunica a chi ruba il mantello, prestare senza chiedere restituzione! In fondo sono azioni che mirano a fermare la violenza e a frenare quell’avidità per cui il “mio” e il “tuo” divengono inesorabilmente motivi di “guerre” e di odi!
Gesù, nell’evangelo che passa in questa domenica, dice la motivazione profonda per cui si può essere così “strani”! Il motivo è la figliolanza, siamo figli di Dio!
L’essere figli di Dio non è la ricompensa, si badi, ma è la realizzazione della propria identità…
Se si agisce in questo modo “strano” e stravolgente si vive per quel che si è: figli! Si è figli che fanno memoria d’aver avuto misericordia e che dunque non possono fare a meno di usare misericordia!
Queste parole di Gesù, che si presentano come necessità radicali della sequela, sono oggetto di dileggio del mondo (quante volte si ripete ironicamente: «porgi l’altra guancia»!) o, nella migliore delle ipotesi, sono lette come conquiste di uomini e donne eroici e straordinari… a loro, a questi pochi, si può chiedere tutto questo, ai cristiani ordinari no, è troppo, è “inumano”! Al contrario Gesù ci sta dicendo in questo evangelo che proprio quelle sue richieste “strane” sono eminentemente umane, autenticamente umane! I comportamenti opposti, quelli che il mondo applaude perché appartenenti agli uomini forti, in fondo sono disumani e disumanizzanti! In fondo Gesù sta chiedendo di andare anche oltre la legge naturale del senso di conservazione…
Se leggiamo con limpidezza l’Evangelo, vediamo che Gesù è stato un uomo che ha vissuto così, solo cosi! E non perché era il Figlio di Dio, ma perché è l’uomo più vero e autentico che ha calcato questa nostra terra.
A noi il compito grave e meraviglioso di realizzare un umano così!
P. Fabrizio Cristarella Orestano