ANNO A/9 Febbraio 2019
Is 58, 7-10; Sal 111; 1Cor 2, 1-5; Mt 5, 13-16
Gesù nell’evangelo di Matteo fa un grande discorso che è detto Discorso della montagna; come si sa questo discorso inizia con le Beatitudini che certo per Matteo costituiscono una sorta di nuova legge, o sarebbe meglio dire il compimento della Legge, ma che – come scrive acutamente e argutamente Andrè Louf – dovremmo leggere come “sintomi” del Regno, sintomi attraverso cui ciascuno di noi può rendersi conto se l’Evangelo, la Buona Notizia del Regno che è Gesù, lo ha davvero raggiunto … già le Beatitudini sono un evangelo: si può essere beati, uomini e donne in cammino verso il Regno, uomini e donne nuovi; si è beati se l’uno o l’altro segno del Regno lo sentiamo nel cuore. Se ci sono questi “sintomi” si può essere qualcosa di nuovo per il mondo che senza questa novità portata da Cristo precipita nel buio e nel non-senso.
Agli uomini delle Beatitudini Gesù fa, nel passo dell’evangelo di questa domenica, un ulteriore annunzio: Voi siete la luce del mondo … voi siete il sale della terra! Notate che non è un’esortazione (non dice: “siate luce del mondo, siate sale della terra”) ma è una constatazione che vale per quelli che hanno accolto il Regno e ne hanno i “sintomi”: sono poveri e piangenti, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, pacifici e pacificatori, perseguitati per la giustizia. Insomma chi ha iniziato ad accogliere il Regno diviene qualcosa di straordinario: luce e sale.
Gesù usa due immagini che ci possono sembrare contrastanti, per qualche verso opposte l’una all’altra. Infatti la luce deve essere posta in alto, ben visibile per dare se stessa a chiè nella casa, il sale, di contro, per dare sapore deve scomparire, deve essere nascosto, accettare di sciogliersi. Le immagini opposte, in realtà, sono complementari, l’una attenua e corregge l’altra: a chi fosse tentato di perenne ed arrogante visibilità il sale racconta e dichiara la necessità di perdersi e scomparire, a chi fosse tentato di togliere alla vita credente ogni concretezza e visibilità, la luce dichiara che è necessario il rischio dell’esposizione, è necessario esser posti da Dio su qualche candelabro perché la fede non sia un fatto intimistico e consumato tutto in se stesso. Le due immagini servono a Gesù a dire che i suoi discepoli, gli uomini delle Beatitudini, hanno una possibilità che non devono e non possono sprecare: la possibilità di portare un “di più” che la storia in sé non ha. Infatti Gesù dice: Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra; allora non una luce o un sale; insomma Gesù sta parlando dell’unica luce e dell’unico sale che contano per il Regno. Qual è questa luce che il discepolo, se davvero è tale, porta nel mondo? È la luce della fede che rende visibili e comprensibili degli aspetti del mondo che, senza questa presenza dei discepoli di Gesù, resterebbero nascosti per sempre. La luce che i discepoli sono, se brilla per quel che è e deve essere, mostra una bellezza del mondo che il mondo stesso da solo non riesce a vedere … la luce dei discepoli fa scoprire la bellezza dei volti umani amati da Dio che ha voluto, in Gesù, assumere il volto e la carne dell’uomo. Il discepolo, colmo di stupore per la carne di Dio, porta luce in tutte le sue relazioni con gli altri uomini, il discepolo mostra così una possibilità nuova di relazione con l’altro, con il creato, con la storia.
Come sale della terra il discepolo, con la sua sola presenza, con la sua vita altra nascosta in mezzo a quelle di altri uomini, porta alla terra il sapore di Dio che è il vero sapore che tutto deve avere per realizzare la propria identità. I discepoli portano il sapore al mondo perché Gesù ha loro donato di saper assaporare la vita, ha dato loro il gusto della bellezza della terra; il discepolo sa che dai giorni di Gesù di Nazareth, ogni carne, ogni terra, hanno il sapore di Dio! Uno che conosce questo sapore vive custodendolo e lavorando perché quel sapore di Dio si spanda in tutte le cose che fa e vive.
Luce di Dio, sapore di Dio …
Di Dio! Ecco perché sono cose che il mondo non ha e che solo il “di più” del Regno può immettere nella storia.
Quello che sempre sorprende e colma al tempo stesso di gioia è il capire che Gesù si fida di noi! Sì, Lui che è stato luce e sale per la nostra umanità crede che noi possiamo esserlo con Lui e ci affida luce e sapore perché la luce non si spenga e il sale non perda sapore. Insomma: è davvero sorprendente che l’opera della salvezza, costata il suo sangue, pervenga al mondo grazie alle nostre povere mani, alle nostre povere vite! Che gioia e che responsabilità!
Se personalmente veniamo meno la corsa dell’Evangelo nel mondo è fermata o soffocata, la luce si spegne ed il mondo diviene insipido; senza la luce di Gesù, la luce che è Gesù, che i discepoli portano le tenebre prevalgono e diventano terreno di ogni male e di ogni ambiguità. La perdita di sapore conduce al non-senso, a quell’incapacità di gustare la verità più profonda della vita, delle relazioni, del creato stesso che abitiamo … senza il sapore di Dio si rischia di cosificare biecamente la vita, gli altri, il creato; abbiamo bisogno del sale di Dio che è Gesù! Senza Gesù il mondo è insipido, non ha sapore di eternità … metterà fuori solo la sua caducità e corruttibilità … senza di Lui il mondo si perde come si decompongono più facilmente i cibi senza sale. Il cristiano, che di natura è luce e sale può spegnersi o perdere il sapore.
Perché questo non accada è necessario fare spazio a Gesù che è luce e sapore di Dio e per dare spazio a Lui bisogna svuotarsi di noi stessi.
La luce che si spegne e il sale che perde sapore non sono astratte ipotesi, sono realtà quotidiana! Chi è il cristiano insipido? È quello la cui vita non è più informata dall’Evangelo. Il mondo non sa che farsene di luci spente e di zolle di sale senza sapore!
Ciascuno deve trovare vie quotidiane per tener viva la luce e custodire il sapore!
Nella vita ecclesiale i mezzi ci sono offerti di continuo, è necessario usarli! Sarebbe terribile diventare ostacolo all’Evangelo, sarebbe terribile diventare sogno infranto di Gesù che ha creduto e fidato nel nostro essere con Lui luce e sale per questo nostro mondo.
P. Fabrizio Cristarella Orestano