1 Gennaio 2022/ Anno C
Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
Il nuovo anno solare inizia con una liturgia piena di luce per la nostra umanità, per la storia … un nuovo anno è ancora un pezzo di storia che si dischiude innanzi a noi uomini. Su questa storia è spalancata una luce che è più forte di tutte le tenebre che pure paiono incombenti … In questo tempo di incertezze e di disorientamento che il mondo sta vivendo a causa della pandemia che ancora serpeggia e a causa della crisi economica che ne è scaturita e che ancora dovrà (purtroppo!) avere i suoi sviluppi, è quanto mai necessario prendere nelle mani il tempo perché esso non ci sfugga, non si sprechi, non diventi un tunnel buio e senza sbocchi, perché non ci imprigioni in pensieri malvagi e disperati. Questo rischio lo corre ogni uomo e anche l’uomo cristiano che non sia vigilante e che non abbia la capacità contemplativa di guardare alla storia attraverso la lente dell’Evangelo; non che questa lente tolga la drammaticità di quest’ora, ma serve a dare senso, cioè direzione, ai passi da fare in quest’ora particolare. Allora è bene porsi assieme, all’inizio di questo anno, in ascolto della Scrittura per cogliervi la Parola che in essa è contenuta per noi, per il nostro comune oggi.
La prima lettura che la liturgia propone è tratta dal Libro dei Numeri, ed è la benedizione che i sacerdoti di Israele dovevano (e devono) pronunciare sul Popolo Santo di Dio; una benedizione che è presenza del Signore ed è la luce del suo volto che brilla per il popolo… la luce del volto è il sorriso, è quel sorriso di benevolenza e di amore che Dio ha per il suo popolo … Nella notte di Natale però abbiamo sentito che gli angeli hanno cantato una nuova benevolenza di Dio, una benevolenza estesa a tutti gli uomini. Ecco la luce con cui inizia questo nuovo anno: è l’amore di Dio che brilla per tutti gli uomini, un amore che è benedizione e pace! La benedizione riservata a Israele è ora estesa a tutti gli uomini e questo meraviglioso dispiegamento dell’amore di Dio è avvenuto in Gesù Cristo, Dio nella nostra carne: «In lui sono benedette tutte le famiglie della terra» possiamo dire parafrasando la parola detta ad Abramo all’inizio della sua vicenda di fede (cf. Gen 12,3). La promessa fatta ad Abramo è adempiuta in Gesù con fedeltà… Gesù, Figlio di Dio, figlio di Maria, figlio di Abramo è per noi benedizione, luce, pace, via nuova e definitiva di umanità!
La solennità di questo primo giorno dell’anno ha preso, dopo la riforma liturgica, un sapore mariano. A questo il Papa San Paolo VI aggiunse il tema della preghiera per la pace nel mondo… tutto questo, però, ha messo un po’ da parte il sapore fortemente cristologico che deve avere questa ottava del Natale. Oggi, infatti, l’attenzione è da porre sulla circoncisione di Gesù la quale, secondo l’Evangelo di Luca che si legge in questo giorno, avvenne all’ottavo giorno dalla sua nascita, come prescritto nella Torah.
La contemplazione del mistero della circoncisione di Gesù all’inizio dell’anno credo sia importante per contemplare la fedeltà di Dio; una fedeltà che attraversa la storia e compie sempre le sue promesse. Dietrich Bonhoeffer poté scrivere a tal proposito: «Dio non sempre esaudisce le nostre preghiere ma è sempre fedele alle sue promesse»! Questa già può essere una “lente” attraverso cui leggere l’oggi che ci è dato da vivere, fondando le fatiche che dobbiamo fare su questa promessa di fedeltà. È lì che bisogna gettare la rete!
Le promesse fatte al popolo santo di Dio si adempiono tutte in Gesù! In Lui, figlio di Abramo, si compiono le benedizioni: la sua circoncisione ci ricorda con forza (ed è gravissimo dimenticarsene!) che Gesù ci salva perché la sua carne, quella nata da Maria Vergine e concepita per opera dello Spirito Santo, è carne di ebreo circonciso! Se così non fosse, in Lui non ci potrebbe essere quella pienezza di benedizione per tutte le genti promessa ad Abramo (cf. Gen 12,3); se così non fosse, Lui non sarebbe il Messia figlio di Davide il cui regno non avrà fine (cf. 2Sam 7,11.16). Gesù stesso, a tale proposito, dirà nel Quarto Evangelo: “La salvezza viene dai Giudei” (cf. Gv 4,22).
La sua circoncisione è allora mistero essenziale perché la fede cristiana possa affondare le sue radici nella Prima Alleanza senza la quale essa non ha storia, non ha fondamenta!
Uno dei peccati più stolti che hanno potuto fare le Chiese è stato quello di voler obliare o mettere da parte tutto questo. È la presunzione arrogante che spesso abbiamo avuto di accentuare tanto la “novità” cristiana da farla diventare “assoluta”, cioè “sciolta” da una storia che la precede, la prepara, le dà consistenza! Senza Israele è inconcepibile Cristo, senza Israele si contraddice uno dei pilastri caratterizzanti la fede biblica: la storicità. Noi, infatti, non crediamo in un Dio che si rivela in modo atemporale, ma in un Dio che si rivela tramite la storia e nella storia! Crediamo in un Dio fedele anche nelle vie tortuose che noi facciamo prendere alla storia, un Dio fedele anche nelle nostre fughe e nelle nostre incoscienze.
Il suo Figlio, nato da donna, è nato sotto la legge, come scrive Paolo ai cristiani della Galazia; è nato, cioè, in un contesto storico e culturale ben preciso, e come risposta ad una storia attraversata dalla promessa!
La circoncisione di Gesù collega Gesù stesso a questa storia, ed è mistero di salvezza perché così e solo così anche noi, inseriti in Lui dal Battesimo, siamo fatti parte di quel popolo santo di Dio a cui Egli apparteneva per quel segno nella carne! Tutto questo è molto importante rimarcarlo proprio all’inizio di un nuovo tempo di storia, il nuovo anno! Un anno è un tratto di storia, ed è un “luogo” in cui Dio continua a parlare, in cui vuole essere ravvisato e in cui ancora compie le sue promesse. E questa certezza deve darci forza per attraversare le crisi della storia e farlo da credenti!
Quel Gesù, che è venuto nella nostra carne, che ha assunto la storia del suo popolo per assumere la storia e la carne di tutti gli uomini, è colui che si è dichiarato presente in ogni giorno della storia (cf. Mt 28, 20)! Lì va ravvisato, lì va riconosciuto… questo Dio vicino va incontrato nella “mangiatoia” del nostro quotidiano! La vocazione più grande del cristiano è avere occhi e cuore per scrutare la storia senza ingenuità, ma senza pessimismi; senza cinismo, ma anche senza fatalismi; con la fede, ma senza fideismi che conducono alla morta passività! Chi dimentica la storia, chi se ne tira fuori, chi non ha il coraggio di sentire sulla propria pelle e nella propria carne il peso bruciante della storia non è davvero discepolo di Cristo! Non bisogna aver timore di affermarlo! Questa è ancora una “lente” per leggere il nostro tempo. Dobbiamo usarla!
Questo nuovo anno, allora, sia sotto questo segno: avere sguardo capace di ravvisare il Cristo vivente nell’oggi, pure così pieno di contraddizioni; avere sguardo capace di leggere, senza illusioni, i segni dei tempi per comprendere dove l’Evangelo oggi ci vuole condurre!
I cristiani vivano il tempo non come uno scorrere inesorabile di sabbia nella clessidra, ma come una “casa” grande che bisogna arredare di bellezza; una “casa” nella quale riconoscere una presenza capace di far diventare quella stessa “casa” una casa comune in cui condividere, in cui custodirsi reciprocamente, in cui custodire il dono di questa terra che Dio ci ha fatto. Il tempo, per i discepoli di Gesù, è segnato dalla benedizione che è la sua presenza!
Nella benedizione del Libro dei Numeri notiamo che per tre volte sul popolo viene pronunziato il Nome di Dio! Quel nome che è presenza e benedizione! Quel Nome di promessa, la rivelazione cristiana lo sa, ha un volto: il volto di Gesù! Il suo volto brilli su di noi durante questo anno che si apre dinanzi a noi; brilli su di noi quel volto in cui c’è promessa e assicurazione di fedeltà; quel volto ci inondi di fedeltà perché i giorni possano essere riempiti di Evangelo. Costerà! Sarà lotta contro la mondanità seducente e dilagante, sarà lotta contro la grande tentazione del cinismo disperato che i fatti che abbiamo vissuto in questi quasi due anni ci suggeriscono implacabili, ma abbiamo una certezza: Dio è fedele alle sue promesse! Lo è stato nella carne circoncisa del Figlio suo, e lo sarà per noi in questo tempo che ci è dato, un tempo da Lui abitato e santificato ogni giorno!
Sulla sua fedeltà noi possiamo costruire rischiando ogni giorno! Così saremo costruttori di pace!
P. Fabrizio Cristarella Orestano