6 Gennaio 2024/ anno B
Is 60,1-6; Sal71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
Epifania, cioè “manifestazione” … di cosa? Che Dio ha un solo grande desiderio: «che tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4)! E questo desiderio l’ha perseguito venendoci a cercare nella nostra carne ed assumendone tutta la storia!
«In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio … e il Verbo divenne carne e venne a piantare la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,1.14).
Ecco la manifestazione: c’è un uomo che è Dio!
È la grande e inaudita manifestazione del Natale; ecco il motivo della nostra gioia e di tutte le luci che abbiamo acceso in questo tempo: luci e lucine, luminarie e alberi luminosi … tante volte espressione schizofrenica di una festa di cui non si sa più la vera ragione o di una festa ripiombata nella banalità paganeggiante di una “festa d’inverno” che contrasta con le luci il buio dei mesi freddi! No! Il cristianesimo, ponendo queste celebrazioni in questo buio profondo dell’inverno, volle dire che non c’è buio che tenga dinanzi alla manifestazione luminosa di questo desiderio di Dio di salvare gli uomini dai loro bui, dai bui che la storia e la malvagità crea di continuo, dai loro non-sensi, dal loro male, dal loro peccato, dal loro ferirsi a vicenda, dal loro disperato suicidarsi facendosi del male e chiudendo su di sé ogni porta di cielo! Non c’è buio che tenga!
Le mille e mille affascinanti luci che accendiamo in questa festa ci ricordano che una sola luce ha rischiarato il mondo, la vera luce, scriverà Giovanni nel prologo del suo Evangelo (cfr Gv 1,9)!
La luce vera che, nel racconto di Matteo che oggi la chiesa proclama nelle lingue dell’ecumene (anche nel nostro monastero, secondo un’antica usanza liturgica, all’Epifania leggiamo l’Evangelo in greco, in latino e in ebraico oltre che in italiano) è rappresentata dalla stella!
E non solo dalla stella, ma anche dalla Santa Scrittura … creato e rivelazione (con lo stesso movimento straordinario del Salmo 19!) brillano e cantano Colui che è la vera luce: quel Bambino nelle braccia della Madre!
Ecco la manifestazione: c’è un uomo che è Dio e il suo nome è Gesù e ci ha amati «fino all’estremo» (Gv 13,1). In rapporto a Dio Gesù è Figlio; in rapporto a noi è il Dio fratello!
Pensateci: nulla c’è di più grande e sconcertante, nulla di più impensabile è stato mai presentato e detto agli uomini. Credere in questo è il dato bruciante e unico della fede cristiana!
Gesù è, allora, tra gli abitanti della terra, il più grande, il più necessario!
Noi cristiani lo sappiamo: senza di Lui l’umanità non potrebbe avere un’esistenza sensata! Gesù è il Salvatore di questa umanità, Gesù è il senso e la forza mite di questa nostra umanità! Noi ne siamo i testimoni miti e pacifici di questo senso che solo Lui può donare! Chi ha colto questa epifania dell’amore di Dio in Cristo Gesù non può non essere un annunziatore di questa speranza certa ma sempre, sempre, sempre senza nessuna arroganza o disprezzo!
Il racconto di Matteo ha come protagonisti i Magi, queste figure che tanto hanno acceso, con il loro mistero la fantasia e la pietà dei cristiani … nell’economia del racconto evangelico essi sono icona di una ricerca di senso costosa e rischiosa ma che è capace di approdare alla riva straordinaria di questa manifestazione.
È vero … se noi uomini ricerchiamo con passione il senso della vita e della storia e, come i Magi abbiamo pure il coraggio di pagare un prezzo per questa ricerca di senso, alla fine, però, solo una manifestazione di Dio ci condurrà alla “casa” dove tutto si farà chiaro!
È necessaria la passione coraggiosa dei Magi, ma senza la rivelazione di Dio non si approda a nulla! Solo la rivelazione (la Parola contenuta nelle Scritture) ci conduce alla “casa” dove tutto si fa limpido al nostro cuore; limpido non significa una chiarezza matematica, limpido significa che, in un giorno benedetto della nostra esistenza, la sua presenza di fratello e di Signore innamorato di noi si è fatta certa al cuore, al più profondo di noi, si è fatta concretissima anche se non dicibile a pieno, anche se non del tutto raccontabile … da allora però tutto è cambiato!
Si gioisce di gioia grande come i Magi, si entra in quella “casa” e si adora! “Adorare”: azione straordinaria e senza parole, azione umile e grandiosa in cui non si perde nulla e tutto si diventa! E, quando si adora, si riconosce, cioè, dove è la vita, il respiro e la luce (“adorare” significa “accostare la bocca”), non si fa altro che spalancare davanti al Dio fratello, venuto a cercarci nella nostra carne, i nostri tesori.
Si badi bene il testo greco di Matteo dice proprio thesauroùs che è più di “scrigni” come si è usa tradurre … il nostro tesoro è ciò che abbiamo, ciò che desideriamo, ciò che siamo!
L’ oro rappresenta ciò che abbiamo, ciò che possediamo, le realtà preziose che ci appartengono in tutti i sensi, le cose materiali e non materiali che ci sono proprie; l’incenso rappresenta il nostro desiderio, la nostra preghiera, è il nostro sognare, il nostro aspirare all’oltre, al “di più”; la mirra rappresenta la nostra esistenza concreta che conduciamo anche nella fragilità, nella peribilità … una peribilità che però può non spaventarci più se offerta a Colui che amandoci l’ha presa su di sé!
Quando davvero si è capaci di aprire dinanzi al Signore Gesù il nostro tesoro si torna al nostro paese per un’altra via! Non solo per sfuggire ai comandi di un re perverso che vorrebbe usarci per i suoi fini di morte (e questo è rischio di ogni giorno!) ma soprattutto perché altra è ormai diventata la via di ogni nostro cammino!
Si torna sempre al “nostro paese” (la nostra concretezza di vita, la nostra condizione esistenziale) ma fatti altro dall’incontro che ci ha trasfigurati!
Ecco l’ Epifania!
Dio si manifesta a pieno nella nostra carne per dirci quanto siamo amati, viene a dirci che il sogno di salvezza di Dio è più forte di ogni progetto di morte!
Crediamo al brillare di questo sogno di Dio e a quel sogno apriamo i nostri tesori!
P. Fabrizio Cristarella Orestano